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Dinamica dei sistemi sociali non isolati

dinamica1

In questa figura è schematizzato un sistema (in rosso) che scambia energia/materia o informazioni con un suo sottosistema (in verde). La natura di tali sistemi può essere qualsiasi: biologici, energetici, sociali, eccetera. I quadratini in blù caratterizzano il fatto che il sottosistema non è omogeneo, ma presenta degli elementi che hanno proprietà differenti dagli altri. Per semplicità non ho rappresentato tutti i componenti del sistema (cerchiato in rosso) che che può o non avere  le stesse proprietà. In altre parole non è rilevante ora che il sottosistema sia omogeneo per proprietà all'insieme "padre". Cosa accade all'evoluzione dinamica del "verde"?
Sembra una risposta semplice, invece è necessario fare alcune precisazioni, del tipo:

  • Cosa si intende per evoluzione?
  • Chi è l'osservatore?
  • Di che tipo è lo scambio?

Per sistemi non sociali le scienze fisiche ci aiutano ad una rigorosa risposta ai tre quesiti, che qui non affronto. Invece tento una qualche riflessione sui sistemi umani, supponendo, per semplicità. che non abbiano, il che è una grossa forzatura, interazioni importanti con l'ambiente. Essendo tutto il sistema, in realtà, interagente anche con l'ambiente fisico, è una approssimazione accettabile, sposta solo l'offset.

Nei sistemi antropici niente è neutrale. Sia l'osservato che l'osservatore impongono una scelta di punti di vista: cosa e come osservo, attraverso quali strumenti. Questo fenomeno è quello che in gergo chiamiamo politica. Ciò che io osservo non va bene per un altro, che osserverà altre cose in modo diverso. Quindi anche il concetto stesso di evoluzione, cioè di cambiamento nel tempo, sarà diverso. Per me si evolve, per te si devolve, per l'altro non cambia nulla.

Nei sistemi sociali è essenziale che tipo di "frecce" abbiamo, cioè che tipo e quantità di scambio c'è tra le diverse parti che lo compongono e, come ho accennato, questo tipo, ne determina la sua "evoluzione", la sua variazione di forma e struttura nel tempo. Posso dire che un sottosistema sta in equilibrio dinamico col sistema ospite se le frecce entranti ed uscenti sono dello stesso tipo, anche se di verso opposto. Se questo non accade, possono verificarsi due casi opposti:

  • frecce rosse maggiori delle verdi ed azzurre
  • frecce azzurre e verdi maggiori delle rosse

Ma è da non sottovalutare anche di che tipo di frecce stiamo parlando: una sola freccia "grande" e di "particolare materiale" potrebbe valere molto più di una serie di freccie "piccole". Spero che questa metafora sia chiara. L'analisi di queste frecce è l'argomento fondamentale, che può aiutare a comprendere che tipo di evoluzione è possibile avere, per un dato osservatore.

Facciamo ora qualche esempio. Napoli, sua evoluzione vista attraverso le ultime elezioni amministrative. Negli ultimi anni abbiamo assistito al tentativo di renderla una novità politica rispetto al resto dell'Italia. All'inizio di questo processo, Il bilancio netto dei flussi era a favore della città, esportava cioè idee, azioni e visioni verso l'esterno, a parità di flussi entranti come denaro, energia, modelli culturali. Man mano, però, tale tensione si è andata sfaldando, per cause concomitanti: diminuzione dello slancio e riorganizzazione delle frecce entranti: diminuzione di flussi economici in entrata. Ciò ha reso il sistema-Napoli instabile e ne ha favorito la sua implosione sia economica che politico-culturale. Il sistema complessivo, cioè si è andato ad uniformare a quello generale,anzi a peggiorarlo. Napoli, cioè, ha finito per mutuare la struttura dell'intera nazione, in un quadro di maggiore ed atavica povertà.  L'esperimento è fallito. Un sistema che interagisce con l'esterno in questo modo non può evolversi se l'esterno è più forte o ti impedisce di farlo.

E' come il fallimento del socialismo in un sol paese, impossibile se attorno hai un sistema capitalistico.

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La mia piattaforma

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La mia posizione

Outing.
Nessuno mi capisce, forse neanche io. E' molto comodo rifugiarsi in questa convinzione che ti protegge, o sembra proteggerti. E' in fondo la più comoda, la meno dispendiosa. Stabilisce un fortino attorno a me col quale mi difendo dal mondo ostile. Forse sarebbe meglio fare la pace con le proprie illusioni troppo spesso mascherate da profonde convinzioni. Invece no, io mi arrocco e cerco di delimitare il mio ecosistema di sopravvivenza. Del resto, arrivato ad una certa età, un semplice dato statistico dovrebbe condurti alla realtà dei fatti. Se quanto hai fatto, se hai creduto in certe cose, insomma se hai visto realizzata solo una parte trascurabile di ciò in cui hai creduto, ci sarà stato forse uno spero piccolo errore di fondo che ha modellato la tua esistenza?
Io cerco di vivere con leggerezza e disincanto. Vedo attorno a me il completo scollamento tra pensieri ed azioni, tra l'essere come percezione soggettiva e l'agire quotidiano. Il collasso di un pensiero collettivo omogeneo al mio sentire porta tutti a rimescolarsi, a trovare spazi di sopravvivenza oppure a chiudersi in una bolla isolata. L'aspetto positivo di ciò è che finalmente c'è il rimbalzo nella soggettività. Io ti scelgo e mi sento vicino a te non per l'appartenenza storica e politica ma perchè ti sento, ti avverto, vicino.
La mia accettazione di candidatura è proprio in questa direzione. Manfredi? Bassolino? Maresca?, Clemente? Sono accidenti casuali della storia, frutto di questo momento di caotico riassestamento il cui nessuno interpreta non dico la soluzione , ma l'analisi del reale. Io, tornando a quanto ho detto all'inizio, nel mio profondo vorrei essere l'imperatore della galassia, vorrei avere il potere di modificare il nostro pianeta per renderlo vivibile e sopravvivente. Ma niente. Mi dicono che dovrei occuparmi del mio quartiere e della mia città, non di Trantor. Quelli che me l'hanno proposto sono amici e tra questi ho anche qualche vero amico. Per questo ho scelto. Non mi sono lasciato coinvolgere in avariati ragionamenti ideologici e finanche politici. Questi li lascio fare agli altri, come esercizio di vacua retorica. Ps. mi fanno tenerezza i duri e puri, ne conosco a quintalate, che pur di rimanere, anzi convincersi, di esser tali, rimangono dell'idea che nessuno gli va dietro perchè gli altri sono in fondo , a seconda dei casi, disonesti, fessi, ignoranti, non al loro livello(quale?)
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Aiutare

Cosa ti serve? Se posso, te la dò. Ma esiste anche un'altra possibilità. Ti dò una cosa se tu poi fai qualcosa per me, per fare anche i miei interessi.
Sono due modi di autare, molto diversi. Solo il primo, in realtà può essere definito aiuto, senza alcuna contropartita se non di tipo morale o ideale.
Io non sono uno storico, anzi ho sempre sofferto un pò a studiarla per via delle date, avendo un'avversione innata per lo scorrere del tempo scandito da numeri. Ma da quando avevo 17 anni ho visto come alcuni Paesi concepiscono gli aiuti. fate voi l'elenco.
Secondo me è meglio un paese che autodetermini la sua libertà che uno che si faccia aiutare, specie se chi lo fa pretende un pagamento. La libertà non viene mai elargita da qualcuno, ma strappata con forza da chi la vuole. La libertà importata è una cambiale. In Afghanistan il popolo la sta pagando.

 

 

 

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Anticorpi

carta_tessera

Le società umane adottano comportamenti simili alla biologia dei suoi costituenti, in una sorta di replicazione "frattalica" dei sistemi che l'evoluzione ha messo a punto per proteggere la sopravvivenza delle specie.

L'apparente banalità di avere la tessera sconto del supermercato ne è un esempio. Se ho questa tessera, posso accedere ad una serie di vantaggi negli acquisti di cose spesso necessarie per la mia alimentazione o utili per la quotidiana gestione della mia esistenza. Anche fare il biglietto per prendere la metro, il bancomat, la carta di identità, la patente di guida, la tessera sanitaria. Tutte queste tessere hanno in comune la costruzione di obblighi e di diritti a poter usufruire di servizi che la collettività nel suo complesso mette a disposizione. 

Lo stato attuale dello sviluppo sociale rende ineluttabile l'esistenza di questo sistema di accertamento di diritti. Tutto passa attraverso l'obbligo di avere un riconoscimento certo dei diritti senza il quale si viene o sanzionati o non si accede a determinati servizi.

Ma perchè c'è tale necessità? Posso azzardare che i motivi sono essenzialmente di due tipi. Il primo è inerente la natura, anzi la struttura delle società che storicamente si sono evolute nel corso della storia. Il secondo è la presa d'atto che non tutti i partecipanti alle società sono uguali ed  omogenei rispetto alle regole base che le società si danno.

Ad esempio, il sistema della gestione  delle ricchezze o povertà personali si è andato esternalizzando con l'avvento delle banche, come del resto la salute o i trasporti. E ciò richiede, ovviamente, che i fruitori di tali servizi siano identificati per consentirne l'accesso , il controllo ed il pagamento, più o meno giusto. E questo dipende dalla struttura delle società: una cosa è avere a che fare con uno stato privatistico, un'altra con uno stato collettivistico. Stiamo, ahimè, nel primo caso. La stragrande maggioranza delle nostre tesserine sottintende la sottomissione obbligata ad un modello, prendere o lasciare. Un modello che si è andato via via complicando anche grazie alle tecnologie informatiche, all'automazione degli accessi ai diritti, lasciando fuori molta parte della popolazione che non ha gli strumenti per accedere a queste tecnologie.

E qua veniamo al secondo punto. nelle società privatistiche si fa un uso molto scaltro, direi scientifico, delle differenze tra i suoi componenti. Le differenze sono sia verticali che orizzontali, cioè sia tra classi sociali che tra apparteneti alle stesse classi. E' l'uovo di colombo del "divide et impera". 

Chi appartiene al gruppone dei privilegiati non ha alcun problema ad usare la tecnologia o, più in generale, ad esercire diritti e doveri, facendo slalom tra di essi. Si sono, in realtà, organizzati un sistema di controllo dei loro privilegi flessibile e quasi inattaccabile. Usano la loro forza contro gli altri, la stragrande maggioranza, che viene soggiogata attraverso la gentile elargizione di scampoli di diritti. E qui sta il punto. In una società utopicamente perfetta, alla Star Trek, non ci sarebbe alcun bisogno, ad esempio, di avere la patente di guida. Le persone guiderebbero se sanno guidare, non se c'è un'attestazione di qualcuno che lo sai fare. Prenderebbro l'autobus pagando qualcosa, senza necessità di un'attestazione come il biglietto, senza la quale hai la multa. Sarebbe cioè automatico far coincidere i bisogni collettivi con quelli individuali. Invece ora le sanzioni stabiliscono che una parte delle persone non sono in grado di discernere il bisogno personale da quello collettivo. Ti multo perchè sei ignorante e/o asociale, Se non ti multassi, o arrestassi, diventeresti un nemico della stabilità sociale. Sono cose vere, reali, crude. C'è, in altre parole, la necessità che una parte quanto più grande della popolazione, sia soggiogata dall'ignoranza, sia politica che sociale, che culturale.

Nei confronti della salute si è attuato il capolavoro. Si è riuscito, vuoi per differente accesso alla stessa, vuoi per ignoranza delle più elemantari conoscenze scientifiche, vuoi per la personale percezione che sia ha della salute stessa, a costrurire un ulteriore sistema di controllo sociale, Si è volutamente confuso un malanno qualsiasi di tipo soggettivo, che, si badi, non lo è mai fino in fondo!, un mal di testa, un'artrite, un raffreddore, una depressione eccetera, con la diffusione pandemica di un virus, che è un fenomeno che abbraccia tutta la collettività. Si è innoculato, oltre al virus, anche l'idea che vaccinarsi e dimostrare di averlo fatto, leda la libertà personale, travisando il concetto di libertà, rendendolo solo appertenete alla sfera personale e non ancorato ai bisogni collettivi. Far qul che cazzo ci pare, questo è il messaggio che passa e che attecchisce trasversalmente. O per ignoranza, o per banale egoismo o per voluta ipocrisia.

In un'epoca dominata dalle tessere, tutto va bene, tranne un qualcosa che stabilisce che ho a cuore i bisogni collettivi, che vendono prima e sopra dei miei. Non è tanto il problema che sia obbligatorio o meno vaccinarsi, in una società perfetta neanche ci si porrebbe il problema. E' che stiamo in una fase drammatica della nostra storia, in cui ha vinto l'idea che ognuno si salva da solo. Ma solo una sparuta minoranza si illude di poterlo fare e tale orrenda idea pervade ed ha successo proprio trale vittime di questo sistema. Game over.

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