Anticorpi

carta_tessera

Le società umane adottano comportamenti simili alla biologia dei suoi costituenti, in una sorta di replicazione "frattalica" dei sistemi che l'evoluzione ha messo a punto per proteggere la sopravvivenza delle specie.

L'apparente banalità di avere la tessera sconto del supermercato ne è un esempio. Se ho questa tessera, posso accedere ad una serie di vantaggi negli acquisti di cose spesso necessarie per la mia alimentazione o utili per la quotidiana gestione della mia esistenza. Anche fare il biglietto per prendere la metro, il bancomat, la carta di identità, la patente di guida, la tessera sanitaria. Tutte queste tessere hanno in comune la costruzione di obblighi e di diritti a poter usufruire di servizi che la collettività nel suo complesso mette a disposizione. 

Lo stato attuale dello sviluppo sociale rende ineluttabile l'esistenza di questo sistema di accertamento di diritti. Tutto passa attraverso l'obbligo di avere un riconoscimento certo dei diritti senza il quale si viene o sanzionati o non si accede a determinati servizi.

Ma perchè c'è tale necessità? Posso azzardare che i motivi sono essenzialmente di due tipi. Il primo è inerente la natura, anzi la struttura delle società che storicamente si sono evolute nel corso della storia. Il secondo è la presa d'atto che non tutti i partecipanti alle società sono uguali ed  omogenei rispetto alle regole base che le società si danno.

Ad esempio, il sistema della gestione  delle ricchezze o povertà personali si è andato esternalizzando con l'avvento delle banche, come del resto la salute o i trasporti. E ciò richiede, ovviamente, che i fruitori di tali servizi siano identificati per consentirne l'accesso , il controllo ed il pagamento, più o meno giusto. E questo dipende dalla struttura delle società: una cosa è avere a che fare con uno stato privatistico, un'altra con uno stato collettivistico. Stiamo, ahimè, nel primo caso. La stragrande maggioranza delle nostre tesserine sottintende la sottomissione obbligata ad un modello, prendere o lasciare. Un modello che si è andato via via complicando anche grazie alle tecnologie informatiche, all'automazione degli accessi ai diritti, lasciando fuori molta parte della popolazione che non ha gli strumenti per accedere a queste tecnologie.

E qua veniamo al secondo punto. nelle società privatistiche si fa un uso molto scaltro, direi scientifico, delle differenze tra i suoi componenti. Le differenze sono sia verticali che orizzontali, cioè sia tra classi sociali che tra apparteneti alle stesse classi. E' l'uovo di colombo del "divide et impera". 

Chi appartiene al gruppone dei privilegiati non ha alcun problema ad usare la tecnologia o, più in generale, ad esercire diritti e doveri, facendo slalom tra di essi. Si sono, in realtà, organizzati un sistema di controllo dei loro privilegi flessibile e quasi inattaccabile. Usano la loro forza contro gli altri, la stragrande maggioranza, che viene soggiogata attraverso la gentile elargizione di scampoli di diritti. E qui sta il punto. In una società utopicamente perfetta, alla Star Trek, non ci sarebbe alcun bisogno, ad esempio, di avere la patente di guida. Le persone guiderebbero se sanno guidare, non se c'è un'attestazione di qualcuno che lo sai fare. Prenderebbro l'autobus pagando qualcosa, senza necessità di un'attestazione come il biglietto, senza la quale hai la multa. Sarebbe cioè automatico far coincidere i bisogni collettivi con quelli individuali. Invece ora le sanzioni stabiliscono che una parte delle persone non sono in grado di discernere il bisogno personale da quello collettivo. Ti multo perchè sei ignorante e/o asociale, Se non ti multassi, o arrestassi, diventeresti un nemico della stabilità sociale. Sono cose vere, reali, crude. C'è, in altre parole, la necessità che una parte quanto più grande della popolazione, sia soggiogata dall'ignoranza, sia politica che sociale, che culturale.

Nei confronti della salute si è attuato il capolavoro. Si è riuscito, vuoi per differente accesso alla stessa, vuoi per ignoranza delle più elemantari conoscenze scientifiche, vuoi per la personale percezione che sia ha della salute stessa, a costrurire un ulteriore sistema di controllo sociale, Si è volutamente confuso un malanno qualsiasi di tipo soggettivo, che, si badi, non lo è mai fino in fondo!, un mal di testa, un'artrite, un raffreddore, una depressione eccetera, con la diffusione pandemica di un virus, che è un fenomeno che abbraccia tutta la collettività. Si è innoculato, oltre al virus, anche l'idea che vaccinarsi e dimostrare di averlo fatto, leda la libertà personale, travisando il concetto di libertà, rendendolo solo appertenete alla sfera personale e non ancorato ai bisogni collettivi. Far qul che cazzo ci pare, questo è il messaggio che passa e che attecchisce trasversalmente. O per ignoranza, o per banale egoismo o per voluta ipocrisia.

In un'epoca dominata dalle tessere, tutto va bene, tranne un qualcosa che stabilisce che ho a cuore i bisogni collettivi, che vendono prima e sopra dei miei. Non è tanto il problema che sia obbligatorio o meno vaccinarsi, in una società perfetta neanche ci si porrebbe il problema. E' che stiamo in una fase drammatica della nostra storia, in cui ha vinto l'idea che ognuno si salva da solo. Ma solo una sparuta minoranza si illude di poterlo fare e tale orrenda idea pervade ed ha successo proprio trale vittime di questo sistema. Game over.

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