gedankenexperiment

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Parto da una discussione fatta con un mio amico sempre molto scettico ed acuto. Che mi ha permesso di chiarire alcune cose su di noi. Il tema era il debito pubblico e voi mi direte: cosa c'entra col nostro partito? C'entra, c'entra, invece!

Chi lo ha fatto? La sinistra ha sempre sostenuto che è stato fatto dalle classi dominanti a cui corrispondeva una certa economia (capitalistica, poi liberista poi neoliberista) per garantirsi una duratura e stabile base elettorale. Cioè, in parole povere, "ti faccio star bene così voti e voterai per me". Già questa frase presuppone un concetto non banale, che è quello di stabilire cosa voglia dire "star bene". Ma è un altro discorso (o meglio, è il discorso dei discorsi, meriterebbe 10 congressi), non divaghiamo. Chiamo questo fenomeno "distribuzione orizzontale".

Ma esiste pure un altro tipo di distribuzione, più subdola: "la distribuzione verticale". Più subdola perchè interclassista, tiene poco conto dei redditi, della cultura eccetera, anche se varia in base a questi parametri ma è costante come struttura. In cosa consiste? Consiste nel fatto che chiunque di noi molto spesso ricorre a mezzi e mezzucci per avere un tornaconto personale. Che va dal posto al concerto a quello in ospedale, in una escalation fino al finanziamento senza restituzione, Questo tipo di fenomeno affonda nel passato, è radicato in noi fin quasi nel DNA, è il nemico più difficile da combattere.

Ai voglia di parlare di massimi sistemi, di dotte disquisizioni di ortodossia, di modelli sociali alternativi se poi dopo la logica distributiva verticale si riaffaccia nei nostri comportamenti. Essa alimenta in modo circolare quella orizzontale, creando una separazione consolatoria ma schizoide tra quanto si dice e quanto si fà. Tale patologia ha retto fintantoché lo sviluppo economico lo permetteva(anche qui sorvoliamo sul significato non solo economico ma politico e morale) . Ora il giocattolo è rotto, definitivamente, non è riparabile da chi lo ha costruito.

Nel nostro caso tale fenomeno è stato plasticamente rivelato nei congressi cittadini di SI ma anche di altre organizzazioni: si parlava di bisogni delle masse, di fuoriuscita di qua e di la, ma in realtà da parte di qualcuno, si voleva solo difendere il proprio privilegio di casta, il proprio spesso piccolo potere personale. E non li vedi solo come difensori ad oltranza del proprio posto al sole, li vedi, per lo meno io li vedo così, come antipatici, scostanti, senza alcuna empatia. Ne ho tanti di amici così: li inviti a cena, ti vedi a qualche riunione o manifestazione e lì a sciorinare una sorta di birignao fatto di gossip, inciuci, questo ha fatto questo e quello, io mi metto con lui e via dicendo... BASTA!

Altro esempio è la crisi del modello 5 stelle, in cui naufraga giorno dopo giorno la loro percezione popolare di partito diverso, in cui c'è equiparazione cioè tra morale privata e pubblica. Per non parlare del PD, che ha abbandonato tale visione troppi anni fa. Potremmo definire tale situazione come desertificazione della morale privata, duale alla desertificazione della politica come morale pubblica.

Ecco, qua sta il punto, un nuovo partito mi immagino che abbia non solo una solida e coerente base politica ma anche un'infrastruttura umana nuova. L'uomo nuovo di gramsciana o anche marcusiana memoria. L'aspetto direi positivo è che c'è uno spazio infinito per un partito del genere, essendo il quadro attuale praticamente vuoto, essendo un falso pieno.

Una ricaduta tra il mix tra distribuzione orizzontale e verticale è l'impotenza, che credo sia solo apparente. Spiego meglio. Spesso qualcuno obietta che la strada per l'affermazione di un nuovo partito sia lunga e tortuosa, irta di infiniti ostacoli: ad esempio il mantra che sia necessario un radicamento in basso, tra la gente, le lotte ed i movimenti(nel congresso di SI molti interventi hanno rimarcato tale limite). Quindi sia necessario farsi prima tutta la gavetta e poi, dopo, poter parlare di partito. Ma la fisica attuale ha debellato tale aristotelico riduzionismo. Il mondo attuale è intrinsecamente dialettico, dotato di feedback e profondamente interconnesso in cui il tutto è diverso dalla somma delle sue parti.

Voglio dire che se, in questo caso, un partito nuovo appare e si manifesta non solo con una linea nuova e coerente, ma che prospetta la liberazione dell'uomo dai suoi demoni egoistici, di per sè potrà avere consenso e che tale consenso finirà per interagire coi i bisogni delle masse, della gente. Questo prerequisito sarà una base necessaria, anzi indispensabile per avere successo, che in questo casi significa ambire al governo, ad essere il leader del processo di cambiamento della struttura sociale del nostro paese.

Per questo parlo di esperimento mentale, che non è solo immaginare un fatto applicando le leggi della logica, ma è anche quello di immaginare una disintossicazione delle nostre menti ed anime corrotte da troppi anni di capitalismo introiettato. Naturalmente anche questa disintossicazione non avviene prima , è anch'essa un processo dialettico. E, secondo me, se non lo affrontiamo con onestà, porterà sempre allo stesso risultato: il partito del 3,6% (che sarà commentato: OH è un successo, dato che pensavamo di non superare la soglia di sbarramento!), ma che sarà solo l'ennesimo ammortizzatore sociale per qualcuno di noi più furbo, espertissimo di distribuzione verticale.

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