Omofobia, sessismo, immigrati

unaUna mia carissima amica, mia coetanea, donna coltissima e sensibile, pubblica su fb una sua foto in bikini in cui ammette la sua femminile vanità. Ho guardato la foto con ammirazione e con maschile piacere. Non c'è nulla da fare: l'estetica è asimmetrica. La maniera di vivere la sessualità pure. Nasconderlo è ipocrita, inutile,ed anche stupido. Ed è anche innegabile che sia un'arma antichissima di potere, in una lotta che dura dall'albore dei tempi, tra i sessi, che ha visto prevalere quello maschile come puro dominio materiale. Ma è un dominio che può essere esercitato solo con la violenta sopraffazione, non con le armi sublimi dell'erotismo. Comunque quest'ultimo è una forma di potere, ma molto più forte e subdolamente incisivo in quanto non richiede necessariamente violenza fisica. In questo gioco sembra ben calarsi, ad esempio, qualche nostro ministro di sesso femminile, che sovrappone i suoi discorsi, anzi li compenetra, a velate allusioni sessuali. Cioè: sono brava ma anche bella e desiderabile. Solo un chador o un burka potrebbero disaccopiare tali messaggi. Ma ci si scandalizza degli attacchi sessisti che riceve. Invece è opportuno discernere bene i messaggi, separare il burka.contenuto dal quello erotico. Ma, in questo caso la loro sinergia è distruttiva: un messaggio politico reazionario accompagnato da un'ostentazione di pinup. La bellezza che diventa merce.

Gli immigrati vanno bene quanto tra noi e loro c'è un buffer. Qualunque esso sia: televisione, internet, anche strumenti di prossimità, purchè monodirezionali. Quest'ultimo mezzo è quello più sofisticato e coinvolge ogni cosa che possa costituire l'idea di una nostra superiorità: dal salvagente dato al naufrago al prendere in braccio un bimbo che piange, al dar da mangiare ad un senza fissa dimora. Guai però a quando gli immigrati dimostrano di essere umani e cittadini di questo pianeta, dall'avere cioè uno smartfone o dal lavare i vetri al semaforo o al protestare al supermercato. Allora la nostra supremazia vacilla e ci sentiamo attaccati nei nostri privilegi fatti di sopprusi. Non vogliamo ammettere di essere in una fase storica di sconfitta e ce la pigliamo col primo che capita. Passiamo sopra ogni scostumatezza fatta dal nostro vicino ma stigmatizziamo quella fatta da un somalo, statisticamente irrilevante ma molto vigliaccamente da denunciare.

 

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